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Fisiognomica politica

Pubblicato venerdì 05 dicembre 2014 alle 23:01:28 - By Marco Romandini

Ultimamente sembrano tornate di moda presso gli esperti di risorse umane quelle teorie pseudoscientifiche catalogabili sotto la fisiognomica, disciplina che partendo da Aristotele e passando per Lavater e Lombroso credeva di dedurre dall’aspetto delle persone i caratteri e le predisposizioni psicologiche e morali. Molti innocenti furono condannati solo perché avevano le facce da delinquenti, e lo studio finì per supportare anche teorie razziste e xenofobe.

 

Per gioco ho però provato ad applicarla ai nostri politici, facendo più che altro quell’allenamento caro agli scrittori di immaginare vita e professioni dietro un volto. Prendiamo ad esempio la Boschi. Ha quella bellezza toscana di stampo rinascimentale, ma dal sapore più nazional-popolare. Rende l’esempio forse più d’estate. Con quella treccia in parte ancora umida, il viso abbronzato, le spalline scoperte, mi ricorda una ragazza in una notte estiva che si è appena fatta la doccia dopo essere tornata dal mare e si appresta ad andare a mangiare la pizza con gli amici in qualche chiosco sulla spiaggia. Ha il sapore del mare. Sapore di mare mi ricorda il romanticismo tradizionalista, massima eversione le notti con la chitarra in spiaggia, canzoni della tradizione italiana come la canzone del sole, con tante coche, tè freddi e poche birre. La canzone del sole, la chitarra suonata sulla spiaggia, mi ricorda l'Acr. L'azione cattolica ragazzi mi ricorda i ricreatori. I ricreatori mi ricordano le partite giocate su campi di sabbia e ghiaia, con dieci-dodici ragazzi a sbucciarsi le ginocchia per correre dietro a una palla.

 

Al momento di fare le squadre c'è sempre uno a cui non sta bene la composizione, perché secondo lui sono troppo squilibrate. Non sa giocare, però si punta. Il pallone l'ha portato lui e vuole stare con i più forti. Ecco, quello lì mi ricorda Renzi. Ma ripeto che la mia non vuole essere una critica politica, vado solo a sensazioni lungo un flusso di coscienza. Bersani ad esempio lo visualizzo in osteria, a mangiare un panino con la coppa piacentina accompagnato da una buona coppa di vino. Ma in questo caso è facile.

 

Con Berlusconi invece è più difficile. Lo vedi su una nave a canticchiare con Apicella  e credi sia giusto, poi dopo anni te lo ritrovi al centro della politica. Un giorno è più giovane di vent’anni, quello dopo sembra Mao. Sa mutare e adattarsi come alcuni rettili. Mi ricorda specialmente quei colubridi  che usano la tanatosi per confondere il nemico, mettendosi a pancia in su e rilasciando un liquido maleodorante che simula l’odore di cadavere. Pensi che siano morti e invece ti fregano. A sinistra servirebbero più biologi.

 

Ma i nostri politici sono diversi da quelli stranieri. Prendiamo Putin. Quando lo guardi non hai dubbi sulla sua natura, con quelle labbra sottili, gli occhi di ghiaccio, l’espressione impassibile sul volto da killer del KGB in un film di spionaggio. Dopotutto Renzi girava la ruota della fortuna, lui coltelli dentro la pancia. Storie e gusti differenti. Nel momento in cui scrivo sembra che abbia abbandonato il G20, c’è da capirlo. Me lo immagino mentre fa scrocchiare nervosamente le nocche di una mano e l’altra la stringe a chi gli chiede di abbandonare i suoi progetti belligeranti. La tentazione di far finta di leggere il programma del giorno per poi tagliargli la gola con il foglio ripiegato in due dev’essere irresistibile. Ecco, in questo caso la fisiognomica può avere una sua validità. Ma meglio non dirglielo.

 

Marco Romandini

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