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Sabato 26 novembre • ore 19, Pietro Vanessi & Lucilla Masini presentano: "Donne...
Satirichinson
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L'Italia in satira, dagli anni '70 ai giorni nostri - Roma - Luglio 2016
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Elogio della povertà
Pubblicato venerdì 16 settembre 2016 alle 15:55:26 - By Lorenzo Zaccaria
Vignetta di Fabio Magnasciutti
Beati voi poveri che non siete sempre schiacciati dal peso del denaro. No, non sono matto; sono ben consapevole di ciò che dico e confermo tutto. Essere poveri è una benedizione. Innanzitutto non dovete fare la fatica enorme di firmare tutte quelle scartoffie per aprire conti nei posti più distanti del globo. Non sapete quanto sia spossante dover avere un sacco di liquidità alle Cayman, a Panama ed in Svizzera contemporaneamente.
Vi giuro che poi per colpa del fuso orario, a forza di viaggiare, ci si sente strani; una volta addirittura stavo per diventare cosciente e ahimè quasi stavo per sentirmi in colpa a defraudare il fisco. Meno male che è passato. Inoltre voi ignorate quanto siano noiose tutte quelle serate, quanto siano pesanti quei cocktail e quei gamberetti; non avete idea di quanto preferirei sdraiarmi sul divano come voi zotici e guardarmi una partita. Invece io, per avere una scusa per guardare la partita, dovrei comprare l'intera squadra.
Non mi stancherò mai di ripeterlo, non avete idea di quanto siate fortunati voi poveracci, voi nullatenenti e voi straccioni. Beati gli ignoranti contadini, beati!
Pensate che ogni volta in cui qualcuno mi firma un assegno mi tocca andare fino in banca, fare una coda esagerata e tornare indietro con le tasche piene di soldi. Ma cosa lo dico a fare, voi non avete idea di quanto sia pesante il vile denaro, siete baciati dalla sorte. A volte vorrei anche io dimenticare come si scrive ed andare a zappare la terra come voi servi ma poi capisco che senza di me questo mondo rischierebbe di essere equo, senza più conflitti.
Inammissibile.
Da grandi poteri derivano grandi responsabilità e io ho il dovere di prendermi cura di voi poveracci. Non voglio che mangiate troppo perché poi ingrassate. Non voglio che possiate comprarvi nulla perché più avete più desiderate ed io non voglio che diventiate avidi. Non voglio che impariate a leggere e a pensare perché poi capireste che quello che vi sta intorno non è bello e diverreste tristi.
Meno male che ci sono io che penso a voi.
Vi saluto cari spiantati, beati voi che vi tocca lavorare mentre io devo sopportare il caldo delle Bahamas, inviatemi una cartolina dalla fabbrica!