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Pierpaolo Pasolini: io sto con i poliziotti…

Pubblicato sabato 19 aprile 2014 alle 21:12:16 - By Romano Garofalo

 

 

Vignetta di Marco Vuchich


“Io sto con i poliziotti” : questa espressione è attribuita a Pierpaolo Pasolini, uno dei pochi intellettuali veramente liberi che questo Paese abbia espresso, e fa riferimento a quella che è stata chiamata la “Battaglia di Valle Giulia” tra i poliziotti e gli studenti, nell’ormai lontano 1968.


Se non ricordo male, la frase è stata pubblicata sul Corriere della Sera in relazione ad una riflessione di Pasolini su quegli avvenimenti. Citiamo fedelmente:


“Quando ieri a Valle Giulia avete fatto a botte coi poliziotti, io simpatizzavo coi poliziotti! Perché i poliziotti sono figli di poveri. Vengono da periferie, contadine o urbane che siano. A Valle Giulia, ieri, si è cosi avuto un frammento di lotta di classe: e voi, amici (benché dalla parte della ragione) eravate i ricchi, mentre i poliziotti (che erano dalla parte del torto) erano i poveri. Bella vittoria, dunque, la vostra!”

Puntualmente, in occasione di scontri tra polizia e manifestanti, questa ormai famosa espressione viene variamente interpretata secondo le proprie specifiche convinzioni.

Chi giustifica l’operato delle forze dell’ordine sempre e comunque, perché, come diceva Pasolini, i poliziotti sono “i figli del popolo”, mentre i contestatori sono i figli “della borghesia”; e chi, invece, ricorda che Pasolini stava dalla parte dei poliziotti ma non dei “manovratori” che si celavano dietro le forze dell’ordine.

Certo, erano tempi difficili e violenti e i manovratori erano personaggi oscuri e pericolosi che cercavano di orientare il corso della politica del nostro Paese con azioni ai limiti del lecito e, al servizio dei quali, la polizia veniva “usata e strumentalizzata”.

Questo breve excursus storico per arrivare ai giorni nostri.
Recentemente, come le cronache ci hanno riportato, c’è stato uno scontro, a Roma, tra manifestanti e forze dell’ordine e l’antico dualismo si è riproposto: chi sta con i manifestanti ed ha proposto un “codice identificativo” per poter individuare i poliziotti particolarmente violenti, e chi, come il ministro Angelino Alfano, provocatoriamente, suggerisce un codice per individuare i manifestanti in modo da, riteniamo, “graduare” l’intervento delle forze dell’ordine. Nel dettaglio:

- In primo luogo i Black block devono essere individuati tramite il codice, in modo che i poliziotti li possano “pesticchiare” per bene.

- Le donne, invece, devono avere un codice per evitare che vengano “calpestate”, scambiandole per uno zainetto.

- I padri di famiglia devono avere stampigliato sulla maglietta “tengo famiglia” e, in questo caso, un paio di manganellate saranno più che sufficienti.

- I parlamentari, poi, devono avere in bella evidenza il loro codice identificativo e se, per caso, un poliziotto pensa di colpirli, si trattenga e, al limite rivolga “contro sé stesso la propria aggressività” manganellandosi ripetutamente sulla testa.

- Infine, un particolare trattamento deve essere riservato ai pochi comunisti ancora in attività che dovranno aver stampigliato sul nudo petto, a fuoco vivo, la falce e martello.

Tutto ciò, secondo Angelino, per una democrazia ordinata, in cui ogni cosa è al suo posto: chi bastona e chi è bastonato, ora, e nei secoli dei secoli.

Romano Garofalo

 


Vignetta di Marco Scalia

 

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