


News
DONNE DU DU DU di Pietro Vanessi & Lucilla Masini
Sabato 26 novembre • ore 19, Pietro Vanessi & Lucilla Masini presentano: "Donne...
Satirichinson
E' uscito il libro SATIRICHINSON di Mario Airaghi con la saga dei personaggi dalle...
L'Italia in satira, dagli anni '70 ai giorni nostri - Roma - Luglio 2016
Per tutto il mese di Luglio si terrà presso la Biblioteca Marconi di...
Concorso internazionale di satira disegnata a partecipazione gratuita.
Concorso internazionale di satira disegnata a partecipazione gratuita. BANDO DI CONCORSO...


Tremate, onorevoli: è arrivato il “Vendicator Scortese”
Pubblicato domenica 22 dicembre 2013 alle 18:44:48 - By Romano Garofalo


I vostri commenti...
Purtroppo, l'Arraffa Day e'gia' durato troppo a lungo...
http://www.unita.it/italia/corte-conti-dubbi-costituzionalita-br-legge-finanziamento-ai-partiti-1.536426
Dubbi sulla legittimità costituzionale delle norme sul finanziamento pubblico ai partiti. A esprimerli è il procuratore regionale del Lazio della Corte dei Conti Angelo Raffaele De Dominicis che, nell'ambito del processo per danno erariale aperto nei confronti dell'ex tesoriere della Margherita Luigi Lusi, ha chiesto alla sezione giurisdizionale regionale della Corte dei Conti di «dichiarare rilevante e non manifestamente infondata» la questione di legittimità, inviando gli atti alla Consulta.
Per De Dominicis, le leggi varate tra il 1997 e il 2012 «in aperto contrasto con l'articolo 75 della Costituzione si manifestano non solo elusive e manipolative della volontà popolare», poichè le disposizioni abrogate con referendum nel 1993 «sono state ripristinate con camuffamento e al gran completo nel 1997». Con la legge 'mille proroghè del 2006, poi, rileva il procuratore, «il finanziamento alla politica, ancorchè negato dal corpo elettorale, è stato 'magnanimamentè esteso all'intero quinquennio del mandato parlamentare, anche a prescindere dalla durata effettiva della legislatura». Le norme sul finanziamento ai partiti, secondo il procuratore regionale del Lazio, violerebbero anche gli articoli 3, 49 e 81 della Costituzione.
Art. 75
E' indetto referendum popolare per deliberare l'abrogazione, totale o parziale, di
una legge o di un atto avente valore di legge, quando lo richiedono
cinquecentomila elettori o cinque Consigli regionali.
Non è ammesso il referendum per le leggi tributarie e di bilancio, di amnistia e di
indulto, di autorizzazione a ratificare trattati internazionali.
Hanno diritto di partecipare al referendum tutti i cittadini chiamati ad eleggere la
Camera dei deputati.
La proposta soggetta a referendum è approvata se ha partecipato alla votazione
la maggioranza degli aventi diritto, e se è raggiunta la maggioranza dei voti
validamente espressi.
La legge determina le modalità di attuazione del referendum.
Art. 3
Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza
distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di
condizioni personali e sociali.
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale,
che, limitando di fatto la libertà e la uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno
sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori
all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.
Art. 49
Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con
metodo democratico a determinare la politica nazionale.
Art. 81
Le Camere approvano ogni anno i bilanci e il rendiconto consuntivo presentati
dal Governo.
L'esercizio provvisorio del bilancio non può essere concesso se non per legge e
per periodi non superiori complessivamente a quattro mesi.
Con la legge di approvazione del bilancio non si possono stabilire nuovi tributi e
nuove spese.
Ogni altra legge che importi nuove e maggiori spese deve indicare i mezzi per
farvi fronte.
xxxxxxxxxxxxx
Detta così non è proprio chiara la ragione costituzionale per cui il procuratore regionale del Lazio della Corte dei Conti Angelo Raffaele De Dominicis chiede alla sua giurisdizione di sollevare questione di legittimità presoo la Consulta.
E qui si scrive "La Corte Costituzionale ha definito “illegale” il finanziamento pubblico ai partiti". Sarebbe interessante leggere lo stralcio di quella sentenza, se mai esiste, per capire di cosa si parla. Non vorrei scoprire che sotto a questo polverone non ci sia null'altro che la "pancia" di cittadini che di queste cose ne parlano, non a caso, ma sobillati da chi trova la politica troppo scomoda e di intralcio per i propri interessi.
La democrazia ha dei costi, perché chi ti rappresenta non può farlo gratis come tu non fai assolutamente nulla di gratis per il tuo prossimo. E senza costi la democrazia rappresentativa sparisce, e viene sostituita da funzionari di un governo che prendono in mano la gestione del paese come si usa fare nei regimi dittatoriali. Tanto meno può parlare di questi temi, dei costi della politica, chi guadagni cinque milioni di euro l'anno - che fanno quasi tredicimila e rotti euro al giorno. Anche quei soldi vengono sottratti a chi lavora e a chi investe nelle attività produttive. Il "ma sono soldi suoi" non mi convince per niente: se si parla di soldi di qualcuno, allora si deve parlare dei soldi di tutti, e entrano nel conto anche quelli improduttivi di chi fa spettacolo con la politica. E poi, chi crede che sia uno scemetto di vendicator cortese, il deus ex macchina, non si accorge che ben dietro di lui, le onde possenti di quella propaganda, le muovono quelli che vogliono indebbolire lo stato, proprio nel momento che diventa contendibile anche per classi sociali che un tempo venivano tenute alla stanga. Sono giornali come il Corriere della Sera e simili, il vero motore di quella diffamazione continua che ha per fine quello di creare una frattura tra i cittadini che sono i depositari dei diritti democratici e le istituzioni che ne sono l'espressione. E ci sono riusciti benissimo se proprio le categorie che più hanno da temere dalla disgregazione dello stato democratico e sociale, sono quelle che spingono per soluzioni che sono nient'altro che la loro stessa nullificazione.
mi scuso per qualche errore di stompa, che non posso correggere.
A molti grandi “sogni politici” affiorati nel corso dei secoli e mai realizzati, i posteri hanno affibbiato l’aggettivo “utopia”.
La Carta Costituzionale di uno stato tutto deve essere fuorché utopia, e invece, leggendo l’articolo tre che hai citato, mi sembra davvero che siamo nel mondo dei sogni e delle utopie...sigh…sigh…:(